L'architettura è una scultura abitata. Constantin Brancusi

Trovarci insieme è un inizio, restare insieme un progresso, lavorare insieme un successo. Hanry Ford

Cos'è?

 Cos'è n.1




  E' il disegno di un paio di scarpe Adidas (modello OKI-NI-APS) ispirate al pattern "Bakterio" ideato da Ettore Sottsass viene realizzato come laminato plastico da Abet Print nel 1978/79 con il quale sono stati rivestiti alcuni mobili ideati dallo stesso Sottsass e dal Gruppo Memphis del 1980.


Fonti:

Cos'è n.2



è il numero inciso in alto a sinistra nell'edificio fotografato da Sottsass e che possiamo trovare nel volume  " Foto dal finestrino" di Ettore Sottsass o in Editoriale Domus "Foto dal finestrino", Dicembre 2004.


Ventisei istantanee, corredate da altrettante didascalie, del tutto inconsuete: un occhio particolare le ha scattate, ha scoperto angoli nascosti, luoghi e situazioni che altri non sanno vedere. Certamente è un grande fotografo ad averle scattate, un artista dalla personalità originale e dominante, capace di poesia nell'essere essenziale.Nelle fotografie vediamo particolari che il suo sguardo attento ha colto nelle diverse parti del mondo, case, baracche, volti, tutti fortemente significativi di come va il mondo, e il mondo non va bene. C'è anche dell'ironia nelle frasi che Sottsass mette a commento dell'immagine.


Cos'è n.3


Piselli

Pillole alimentari di diversi diametri, confezionate in astucci bivalve molto eleganti per forma, colore, materia, semitrasparenza e semplicità d'apertura.
Sia il prodotto stesso che l'astuccio e l'adesivo derivano tutti da una unica origine di produzione. Non quindi lavorazioni diverse su materiali diversi da montare poi in una successiva fase di finitura, ma una programmazione di lavoro molto esatta, certamente frutto di un lavoro di gruppo (team-work).
L'oggetto è monocromo ma con sensibili variazioni di tono, ciò gli dà un aspetto appena sofisticato, che però incontra anche il gusto dei consumatori più lontani da una cultura attuale. Il colore è un verde, un certo verde molto noto sotto la denominazione popolare di "verde pisello", colore abbastanza bene calcolato fin dall'inizio della produzione e non più cambiato a tutt'oggi. Questo colore ha determinato influenze cromatiche anche nella moda e nell'arredamento intorno agli anni 20-30.





La forma delle pillole è abbastanza normale benché ci si sia preoccupati di variarle di diametro; ciò che invece risalta per l'originalità, e nello stesso tempo la semplicità della concezione, è l'astuccio: la sua funzione prende forma in due elementi uguali e simmetrici, come si usa progettare oggi per ragioni di economia produttiva, concavi quanto basta per contenere le pillole di cui hanno già l'impronta sia della forma che del numero e della disposizione. I due elementi sono uniti, a perfetta tenuta, da un adesivo che svolge una doppia funzione: come cerniera-molla dal lato minore e come semplice adesivo dal lato più lungo. Tenendo l'astuccio "di coltello", come si dice, tra l'indice e il pollice e facendo una leggera pressione con i polpastrelli, l'astuccio si apre di scatto e mostra le pillole tutte bene allineate in ordine di grandezza. Le pillole potrebbero cadere a terra ma una puntina di adesivo le trattiene così che si possano staccare quando si vuole anche solo toccandole con un dito.
Una delle caratteristiche tipiche di queste produzioni è la variazione nella serie. Problema molto discusso nei vari congressi mondiali di Designers: nella progettazione di un oggetto di grandissima produzione dobbiamo tener conto dei gusti del pubblico e proporre possibili variazioni al modello così da aumentare le vendite accontentando un maggior numero di compratori? Nel caso della produzione dei piselli si riscontra forse una eccessiva varietà: pur conservando rigorosamente forma e colore, si possono trovare in commercio contenitori da dozzine di pillole, da dieci, nove, otto... fino a contenitori da un pisello. Eccessiva variazione e, in definitiva anche un certo spreco. E poi chi compera un pisello solo e, ancora, lo esige nel suo contenitore? Eppure da migliaia di anni questo oggetto continua a essere prodotto in questo modo; il consumatore non fa caso a questi particolari. Comunque è probabile che questa eccessiva variazione sia il risultato di un errore nella ricerca di mercato, certamente fatta prima di stabilire una così grande produzione e in uso ancora oggi per negligenza burocratica.
Anche in questo caso nessuna concessione stilistica di un ormai superato gusto del bello classico o moderno secondo le ultime correnti artistiche, nessuna compiacenza sculturale, nessun facile antropomorfismo, ma un dosato gioco dimensionale delle singole parti. L'oggetto si inserisce con onore nella tradizione tecnologica di una produzione calcolata sia pure con estremo rigore ma non senza calore umano e sociale e, si può forse dire, con un leggero senso di humor.

di Bruno Munari


Cos'è n.4


Plywood Elephant, pachiderma per bambini

Quando Vitra, in occasione del centenario della nascita di Charles Eames, lanciò un’edizione limitata di Plywood Elephant, l’evento ebbe grande risonanza. Elephant, il simpatico pachiderma progettato nel 1945, ma mai prodotto in serie, fece registrare il tutto esaurito in pochissimo tempo, nonostante il prezzo elevato, dovuto agli alti costi di produzione. La maggior parte dei suoi acquirenti naturalmente non considera Plywood Elephant un giocattolo, ma un esemplare da collezione, cosa che non sorprende, data la bellezza dell’oggetto in sé e l’edizione limitata. Peccato però che se ne sia persa l’accezione più vera: infatti originariamente Elephant era stato pensato per i più piccini (e il fatto che all’epoca quest’idea non poté essere realizzata fu unicamente dovuto agli alti costi di produzione e alle limitate possibilità di distribuzione).
Per questi motivi Vitra ha deciso di mettere a punto una versione di Elephant, che anche dal punto di vista del prezzo potesse essere “a misura di bambino”. La decisione di utilizzare un materiale diverso, che ha consentito di realizzare il progetto, non nasce unicamente dalle intenzioni originali dei due designer, ma prende le mosse anche dal motto che ha dato vita a molti dei progetti dei due autori: “The most of the best to the greatest number of people for the least”. Preme ricordare in questo contesto che Charles e Ray Eames furono i primi designer che negli anni ‘50 avevano puntato su un materiale ancora ignoto nell’industria del mobile per la progettazione di sedute ergonomiche e relativamente economiche.
Oggi anche Plastic Elephant viene prodotto in polipropilene di cinque diversi colori (rosso, rosa chiaro, lime scuro, bianco e grigio ghiacco): che lo si consideri un giocattolo o un oggetto per la cameretta dei bambini, Elephant farà certamente battere più forte il cuore di tanti bambini e dei loro genitori. Naturalmente Eames Plastic Elephant è corredato della certificazione di sicurezza GS e CE per giocattoli.




Fonte: http://www.luxuryinterior.it/articolo/vitra-plywood-elephant/24099/










Print